giovedì 15 gennaio 2009

Riassunto di... Appunti di un lettore professionista: la maledizione (letteraria) di Casole

Wordle: Puunti di un lettore professionista“Sempre teso” a semplificare le cose ai mie amati 400 lettori unici...ho pensato di mettere un riassunto del primo post del Blog. Cliccateci sopra



M@zz

mercoledì 14 gennaio 2009

L'equazione che rappresenta la complessità del "Bel Paese": l'Iperbole

Mi fanno notare che sono troppo "complesso"...allora scendo proprio "terra terra" e metto un po' di "tette e culi"...ma a modo mio.

Quella sotto è una mia creazione...vi  spiego perchè dovreste ridere...ci vorrà un po' di tempo per farla uscire...aspettate, aspettate
L'effetto comico dovrebbe nascere dall'ambiguità del termine "IPERBOLE" che rappresenta:

  1. Una curva definita dall'equazione Ax2 + Bxy + Cy2 + Dx + Ey + F = 0
  2. Una figura retorica che consiste nell'esagerazione della realtà.

Trattiamo il punto 1

Ora...nell'immagine sottostante ritroviamo  i termini dell'equazione:

Poniamo Ax2 ="Grande Fratello"; Bxy= "tette grosse"; Cy2="uccello duro"; Dx + Ey + F= "Presidente nano"

Ovviamente il tutto è uguale a zero...appunto: crescita PIL=0.

Trattiamo ora il punto 2

Ovviamente tutti i termini dell'addizione rappresentano a loro volta delle iperboli...delle esagerazioni della realtà (che la realtà sarebbe un'altra).

In conclusione, i due piani di significazione che si intrecciano, si chiamano, si rimandano, ...ma a me non fanno ridere...ed a voi?

 

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M@zz  

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martedì 13 gennaio 2009

Foto esclusive. Neve a Milano...spazzatura a Napoli: Strane coincidenze

Ormai…c’ho la Musa…la Musa “pop-epifanica” la invoco, faccio un giro e l’ispirazione viene facile facile.
Invocazione:
Cantami o Nico…
Già, ma il giretto come lo faccio che i marciapiedi sono tutti ghiacciati?
Ecco, per l'appunto…parliamo della neve a Milano…grazie Nico!

Milano vicino all'Europa
Milano che banche che cambi
Milano gambe aperte
Milano che ride e si diverte
Milano a teatro
un ole' da torero
Milano che quando piange
piange davvero"
Lucio Dalla "Milano"

napoli_milano
Milano - Piazzale Cantore - 13 gennaio 2009 ore 8:30 - 6 giorni dopo la nevicata

Premessa
Non sono il solito “terruncello” che pur vivendo, mangiando, lavorando a Milano, una volta tornato a “casetta sua” per le feste comandate, comincia a parlare male della città che lo ospita, lo nutre e gli fa da madre putativa.

Tuttaltro… A me Milano piace!

Tuttavia sono abbastanza “terruncello” da mettervi questa foto qui di fianco…non resisto…è una soddisfazione che mi voglio togliere… magari alleggerirò in seguito con qualche immagine più “artistica”.

Voi che fareste al posto mio? Sentiamo! Sentiamo! Vi auto-censurereste?

Facciamo tutti i "distinguo" del caso, ma le coincidenze ci sono e meritano di essere messe in evidenza.

Premessa metodologica

Se è vero (e forse lo è) che in questo blog si parla di complessità (bisogna comunque uscire fuori tema…altrimenti che complessità è?) si deve necessariamente trattare l’argomento “gestione della cosa pubblica”.
Gestire una città necessita di un approccio multidisciplinare (come dice il buon Borgonovi) ed ha a che fare con variabili che non necessariamente possono essere controllate (tipo la neve).
Poi ci sono le spinte:
le spinte della politica verso il consenso…
le spinte dei tecnici-burocrati verso l’economicità e, perché no, verso l’autoconservazione;
le spinte dei cittadini verso l’efficacia e l’efficienza dei servizi;
a già…poi ci sono anche le spintarelle.
Come se non bastasse ci si mette pure l’imponderabile certezza della meteorologia (che prevede 20 cm di neve e ne arrivano 40!)

Ma veniamo ai fatti.
Le strade piene di “monnezza” di Napoli sono il frutto di una assenza: l’assenza di un “capitale sociale” che renda la popolazione ricettiva ed attiva nei riguardi di tutto quello che si configura come “nostro” e non come “mio”. Il “capitale sociale” è una risorsa che, come tutti i “capitali”, se ben utilizzata, produce benessere e ricchezza.

Il “capitale sociale” è quello “stock di risorse” relazionali che permette l’accordo tra le persone e fa si, per esempio, che nelle città del nord Europa, ci sia una sola antenna TV per ogni palazzo e non, come in Italia, un’antenna parabolica per ogni balcone…
...che nemmeno in una riunione di condominio riusciamo a metterci d’accordo.

Milano sempre pronta al Natale
che quando passa piange
e ci rimane male


DSCN1540
Ghiaccio su Viale Papiniano (Milano)

Il capitale sociale è una forma di autorità diffusa che genera fiducia, che porta, ad esempio, ad essere orgogliosi di pagare le tasse (che contribuiscono al benessere comune) e non orgogliosi di non averle pagate (…che fesso…tu le paghi?)

Tralasciando l’analisi storica e sociale che potrebbe spiegare il deficit di “capitale sociale” nella penisola italica, e tralasciando il fatto che, anche le varie “mafie” fondano la loro esistenza sulla presenza di un capitale sociale “deviato”… veniamo a Milano…alla neve…al ghiaccio…alle cadute ed…ai piedi bagnati.

In questa Milano che piange per il passato Natale, in questa Milano , ad una settimana di distanza dalla nevicata dell’Epifania, in questa Milano, ritroviamo, come a Napoli, l’assenza di “capitale sociale”.
Si potrebbe dire che l’effetto principale dell’assenza di capitale sociale generi “mucchi”:

Mucchi di monnezza,
Mucchi di neve,
mucchi di CO2,

Nei piccoli paesi di campagna, quando nevica, ognuno si spala i suoi trenta metri quadri di marciapiede e l’emergenza si supera in un battibaleno.

Gli angoli delle strade...terra di tutti: terra di nessuno.
DSCN1596


DSCN1599
Milano - Angolo Via Vigevano - Viale Gorizia
13 gennaio 2009 ore 8:30 - 6 giorni dopo la nevicata

La debacle di Milano è narrata dagli angoli dei marciapiedi, non dalle strade pulite,
la sconfitta di Milano la si legge nelle periferie non nella "city".

Se è vero che i portieri dei ricchi condomini del centro hanno sparso il sale sui marciapiedi davanti i loro portoni, se è vero che i negozianti hanno spalato la neve davanti alle loro vetrine… è anche vero che nessuno ha pensato agli angoli, agli incroci.
Nessuno ha un interesse egoista e “particolare” a spazzare l’angolo del marciapiede.
Tuttavia è proprio lì che i pedoni attraversano la strada.
E dove i palazzi non hanno il portiere?
Dove non esistono le boutiques?
…la neve è ancora là: la media e la profonda periferia sono ancora come la tundra siberiana.
Ma poi…dico io, se nella previsione di un’abbondante nevicata, consigli a tutti i cittadini di recarsi al lavoro usando i mezzi…perché poi fai spazzare le strade e non i marciapiedi…perché fai ammassare tutta la neve proprio dove ci sono le fermate dei tram?

La riflessione conclusiva
Non basta riflettere sulla mancanza di “capitale sociale”, su di uno sviluppo urbanistico che ha azzerato le relazioni, ci sono delle scelte politico-amministrative che cristallizzano il disagio.
E’ storia vecchia…il centro prima di tutto: Piazza Duomo asciugata con il phon... e le periferie?
Chiedetevi milanesi, quante volte vengono spazzate le strade in centro ? Quante volte in periferia?
Cosa vi ricorda questo modo di fare…questo tenere il salotto pulito e la cucina ed il bagno "che è uno schifo".

A me ricorda tanto l’atteggiamento di quelli che si comprano la “mercedes” da centoventimila euro e poi chiedono il sussidio comunale per comprare i libri di scuola per i figli, quelli che…comprano il "quaranta pollici schermo piatto" e poi, vanno a mangiare dai suoceri !
Terroni!!!

Insomma Milano-Napoli uno a uno?????

"O mamma mia
ho speso una follia
volevo un Mercedes bianco
lo stereo e il servo sterzo
che sballo
per portarti a Mergellina
la domenica mattina.
O mamma mia
ho speso una follia
volevo il televisore gigante
la barca con il motore
ed un'amante
tanto è facile pagare
con un leasing o una
cambiale.
Che soddisfazione
quanto costa la felicità"
Pino Daniele "Che soddisfazione"

DSCN1538
Statue di giaccio su Vilae Papiniano (Milano)
M@zz  

 

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venerdì 5 dicembre 2008

La maledizione (letteraria) di Casole: appunti di un lettore professionista

Captatio: il post qui sotto è composto da 1937 parole e da 12.000 caratteri: per leggerlo ci vogliono circa otto minuti.
Poi potreste tornare indietro e guardare le foto...che le ho scelte e commentate per voi.
Magari, senza impegno, potreste lasciare pure un commento, uno qualsiasi, altrimenti che gusto c'è?

Lettura ed azione
Lettura ed azione

Riassunto
Questa storia illustra come la lettura, porti inesorabilmente all’azione.
Questa storia riferisce di quando mi spacciai per docente universitario semplicemente indossando una cravatta.
Questa storia narra di come mi introdussi in una biblioteca torinese riuscendo, di soppiatto, a scattare alcune foto ad antichi tomi.
Questa storia racconta anche, della necessità di confrontarsi sulle cose che non si capiscono.
Questa storia tratta di come, pur non essendo poeta, ho mandato al diavolo “…le assenze anche,/i passeri di tristezza, i rapimenti/ i pendoli fermi, i voli mozzi, i sigilli/ le care figure accostate al silenzio/ gli addentellati, i germogli, gli abbagli…/al diavolo, al diavolo…”

Avvertenza: il testo che segue è stato scritto in un momento in cui, il sottoscritto scrivente, si trovava in un avanzato stato di “Dikoglionimento”.
Il concetto di Dickoglionimento (formalizzato per la prima volta da J. Lethem), produce una percezione alterata che induce alla “sinestesia letteraria”: i generi, gli autori, i libri, i romanzi, i saggi, si fondono in un unico continuum e cominciano a dialogare tra di loro.
(Ehem! Il concetto di “sinestesia letteraria” l'ho appena inventato...inutile cercarlo su wikipedia).
Nel mio caso, il “Dickoglionimento”, è addirittura di secondo grado (quello di J. Lethem è solo di primo grado) essendo le mie percezioni alterate da una eccessiva esposizione sia a Philip Dick che a Moby Dick.
Mi rendo perfettamente conto di quanto possa essere difficile seguire i pensieri di un Dickoglionito:
correrò coscientemente il rischio di trasformare un testo scritto in un “minestrone” in cui non si distingue più, il sapore della zucchina, da quello del pomodoro (a proposito di pomodori…!) tuttavia…

LSD Sinestesia letteraria

Tuttavia…la forma della sostanza che ho nel cervello è quella che mi accingo a proporvi…prendere o lasciare.

Obiettivo
In ogni caso, se avrete la pazienza di leggere lo scritto che vi sottopongo, vi dimostrerò inconfutabilmente come, solo un Dickoglionito, possa scorgere i macroscopici fenomeni di Dickoglionimento che da anni giungono sulla terra attraverso la letteratura.

lu_il_procedere_i_ching Lü – Il procedere

Cominciamo.
Ho da poco aperto una pagina a caso del “Libro dei mutamenti”...l' I Ching.
Mi si è aperto alla pagina del simbolo Lü – Il procedere:
“Il procedere significa da un lato il giusto modo di comportarsi. Sopra è il cielo, il padre, sotto è il lago, la figlia minore. Ciò mostra la differenza tra superiore e inferiore, base del giusto comportamento nella società. D'altra parte, in cinese, la parola [Lü] significa letteralmente: “posare il piede su qualche cosa”.
Il piccolo, “sereno”, monta sul grande, “forte”. [...] Che il debole prenda piede sul forte non è pericoloso, perché avviene serenamente, senza presunzione, così che il forte non si irrita e bonariamente lascia fare”.
Vediamo un po', io, in questo caso, sarei il lago,...la figlia minore: posso essere sereno.
Chi è, invece, il cielo? Chi è il padre su cui mi accingo, serenamente, a porre il piede sul capo?

Aspettate...aspettate, prima dobbiamo parlare delle coincidenze!


PRIMA INTERFERENZA

[...]
(al diavolo le eccedenze, poeti
Le care eccedenze, le assenze anche,
i passeri di tristezza, i rapimenti
i pendoli fermi, i voli mozzi, i sigilli
le care figure accostate al silenzio
gli addentellati, i germogli, gli abbagli…
al diavolo, al diavolo…)

[...]
FINE PRIMA INTERFERENZA

da "FATE FOGLI DI POESIA, POETI ", manifesto poetico di Antonio L. Verri


passeri di tristezza
"Passeri di tristezza"

nani_giganti Nani e giganti

Prima di aprire l'”I Ching” per domandargli un consiglio sul da farsi, ero stato turbato dalla lettura di un interessantissimo libro di Matei Calinescu dal titolo “L’idea di modernità”, che trattava della questione degli antichi e dei moderni e quindi, ovviamente, di “nani e giganti”.

“Siamo nani sulle spalle di giganti”...
...questo modo di dire mi perseguita da almeno due mesi.
Sono più autorevoli le idee degli antichi o quelle dei moderni?

Ritornerò sull'argomento, ma, al momento, vorrei limitarmi alla seguente domanda.

Chi sono gli antichi?
e quindi...
...chi sono i moderni?

Ci sono due letture della questione:

la prima, che possiamo far risalire a Bernardo di Chartres e Giovanni di Salisbury, vede gli antichi come gli uomini che ci hanno preceduto in virtù del fatto che sono vissuti nell'antichità: essi sono i veri saggi.

la seconda interpretazione, che si deve a Francesco Bacone, afferma invece, che gli antichi siamo noi contemporanei, in virtù del fatto che abbiamo più esperienza ed autorevolezza dei pensatori nati, ad esempio 2500 anni fa.

Quindi, io sarei un ”antico” e Aristotele sarebbe un moderno.

Io sono la figlia, sono il lago, sono l’antico.

Alla fine, sia nel caso che io sia un “nano sulle spalle di un gigante”, sia nel caso che io sussista come un “gigante sulle spalle di un nano”:
sta di fatto che riesco a vedere più lontano di chi mi ha preceduto.

Io sono la figlia, sono il lago, sono l’antico: devo vedere lontano… ma senza presunzione (come dice l’I Ching).

sono_il_lago Io sono il lago

Nei “tempi moderni”, se voglio imparare tutto quello che c’è da sapere sul pomodoro (un esempio a caso!), mi faccio un giro su wikipedia, poi metto la parola “pomodoro” su google e infine mi vesto per bene e vado in biblioteca…sino a Torino!
…ma io c’ho Internet e c’ho il treno…Aristotele al massimo si faceva una chiacchierata con Platone.

mattioli
Pietro Andrea Mattioli

L’imbroglio: la visita in biblioteca

Ecco l’azione... dunque.
Dopo essermi spacciato per un ricercatore ed essermi fatto consegnare un antico testo del 1555.
Dopo aver aspettato che il signore che mi aveva accompagnato se ne fosse andato a fumare una sigaretta, ho estratto la mia cara macchinetta fotografica digitale ed ho scattato, di nascosto, la foto che potete vedere qui sotto.

Facciamo un altro mezzo passo indietro.

Il libro in questione è il “Medici Senensis Commentarii”, un testo del 1554-55 di Pietro Andrea Mattioli che, utilizzando l’inciso “…vulgo appellantur POMI d’oro, hoc est, mala aurea”, introduce per primo, nei testi scritti, la parola “pomodoro”.

malaaurea2 “…vulgo appellantur POMI d’oro, hoc est, mala aurea”, da “Medici Senensis Commentarii” di P.A. Mattioli

La pianta del pomodoro è, invece, originaria del Sudamerica ed arrivò in Europa, intorno al 1540, ovviamente, dopo il viaggio di Cristoforo Colombo (1492).

Pomodoro…1540... stampatevelo bene nella memoria!
…chiudiamo, per il momento con i pomodori, ci ritorneremo.

SECONDA INTERFERENZA

disprezzate i nuovi eroi, poeti
cacciateli nelle secche del mio gazebo oblungo
(ricco di umori malandrini, così ben fatto!)
Fatevi anche voi un gazebo oblungo
Chiudeteci le loro parole di merda
I loro umori, i loro figli, il denaro
Il broncio delle loro donne, le loro albe livide.

FINE SECONDA INTERFERENZA

da "FATE FOGLI DI POESIA, POETI ", manifesto poetico di Antonio L. Verri

broncio
"...il broncio delle loro donne"

A proposito di “albe livide"…
Siete mai stati ad Otranto?
Avete mai letto un romanzo storico ambientato ad Otranto?
Siete sicuri che fosse un romanzo storico?

Prossimamente leggerò “The castle of Otranto” di Horace Walpole, poi, proverò anche con “Otranto” di Cotroneo (forse… non vi assicuro nulla), ma, nel frattempo, ho letto L’ora di tutti di Maria Corti.
Il romanzo della Corti è ambientato, appunto, ad Otranto, nei giorni in cui i “Turchi”, dopo aver cinto d’assedio i bastioni per quindici giorni, riuscirono a vincere le resistenze degli otrantini ed entrare nella città.
Tutto questo avvenne nell’estate del 1480 (ricordate…1480).
"L'ora di tutti", è un romanzo importante, uno di quelli che dovete assolutamente leggere se volete essere partecipi della "retorica salentina" venduta a 2 euro al kilo: sole, mare, vento, pizzica, tradizioni,tarante e..."si stava meglio quando si stava peggio".
Se invece vi interessa l'arte, non dovete andare in libreria, ma farvi un giro nelle bancarelle di libri usati sperando di trovare qualche vecchia copia usata di un qualunque Verri o di un qualsiasi Toma.

giuramento Patti e giuramenti

Il patto con il lettore
Prendendo in mano il romanzo “L’ora di tutti”, forse non lo sapete, ma ho stipulato un patto con l’autore, ho fatto un giuramento.

Ho giurato, più o meno, così:
“caro autore, fintantoché il libro da te scritto rimane aperto sulle mie ginocchia, giuro di credere incondizionatamente a quello che dici, purché tu, autore, prometti di rispettare alcune regole di coerenza logica”.

A proposito di patto con il lettore, segnalo l’interessante dibattito che è nato intorno al libro “Gomorra” di Roberto Saviano sulla questione dei generi della letteratura (fiction o non-fiction…questo è il problema).
Ahimè, anche qui, sotto sotto, stiamo parlando di generi letterari.

Quando ho sottoscritto il suddetto patto con l’autore, avevo la legittima aspettativa che “L’ora di tutti” fosse un romanzo storico.
Oltretutto, l’autrice era una autorevole filologa e semiologa.

Ermeneutica del con-testo
Alla luce di tutte le premesse, le esperienze e le letture, vediamo, finalmente, cosa c’è nel testo di Maria Corti(che vi consiglio di leggere).
L’edizione a cui faccio riferimento è quella edita da Bompiani nei “Tascabili”, stampata nel Luglio 2005.

Veniamo ai segnali di “Dickoglionimento”

A pagina 28 si trova:

“Al vespro, nell’ora che il sole scendeva dalle terrazze, ricomparve l’araldo dei turchi: “Quello viene a morire,” io pensai fra me, il che accadde per mano di Pieri di San Pietro, che lo uccise dalle mura con un colpo di balestra. Il sole all’orizzonte toccò le acque, e subito il mare, al voltare della marea, si calmò, era l’ora che tutte le sere, prima di quella le nostra donne andavano cercando sull’acqua una barca e le più giovani, sedute sugli scalini delle case, cominciavano a cantare”.

Cari vecchi “poeti laureati” che, quando affermo la mia passione (tra le altre) per l’avantpop letterario, storcete il naso…
...avete appena assistito ad un tramonto sul mare di Otranto!
Vi piace?
Bene, ma non recatevi ad Otranto alla ricerca di simili "idilliaci quadretti" romantici…rimarreste delusi: il sole tramonta ad occidente!

italia_ora_di_tutti
...il tramonto ad Otranto

alieni
...alieni ad Otranto

Ma andiamo avanti
A pagina 67:

“…la finestra di sinistra, sulla quale ancora s’affacciava un vaso di basilico, reggendo l’odore delle foglie, che era odore di ragù, di pesce a salsa”

e, soprattutto… a pagina 70

“La notte poi, uno sconquasso, tanto che al mattino mi metteva nausea la frisella d’orzo con origano e pomodoro…”

Il pomodoro?
Nel 1480?
A Otranto?
E gli alieni?
Quando arrivano gli alieni a salvare gli otrantini dalle armate turche?

Tralasciamo poi il fatto che a pagina 69, Assunta, moglie di Cola,“…coglieva capperi nel bosco”.
I famosi “capperi di bosco”?
E che sono fragole?

Penso che, a questo punto, abbiate capito quali siano stati i motivi che mi hanno portato sino alla biblioteca torinese per documentarmi sul pomodoro.

In conclusione,
con molta umiltà (nonostante il tono che ho sostenuto fin qui), vi chiedo:

Chi era il “referee” dell’editore che per primo si è letto la bozza del libro in questione? Chi ha fatto l’editing?
Come mai, nei 40 di vita di questo libro, nessuno si è mai accorto che il sole tramonta ad occidente?
O forse sarebbe meglio dire: “perché nessuno si è mai permesso” di far notare gli anacronismi”?

Probabilmente non esiste una colpa imputabile ad alcun essere umano, si tratta della maledizione di Casole:
chi scrive sull’argomento “Otranto-Turchi”, inesorabilmente mette il piede in fallo.
Anche Raffaele Gorgoni nel suo libro “Lo scriba di Casole” fece dire ad un monaco amanuense che quel certo “carattere calligrafico” non era “alla moda”.
E che…
...il concetto di “essere alla moda” esisteva nel XV secolo?

inginocchiati2
...inginocchiati al cospetto...

artisti beoni
...artisti beoni

INTERRUZIONE FINALE

Fatevi disprezzare, dissentite quanto potete
Fatevi un gazebo oblungo, amate
Gli sciocchi artisti beoni, i buffoni
Le loro rivolte senza senso
Le tenerezze di morte, i cieli di prugna
Le assolutezze, i desideri di volare, le risorse del corpo
I misteri di donna Catena.
Fate fogli di poesia, poeti,
vendeteli per poche lire!

da "FATE FOGLI DI POESIA, POETI ", manifesto poetico di Antonio L. Verri

…ma attenti a quello che scrivete…poeti!

 

Massimo Albanese (M@zz)

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mercoledì 26 novembre 2008

Come funziona facebook?

Chi sono io secondo facebook

Questa è la storia della Tecnologia che insegue la Poesia mentre la Filosofia sta a guardare.
Questa è la storia di quello che mi è successo negli ultimi due giorni.
Visto da una prospettiva diversa da quella che vi voglio proporre, potrebbe sembrare un romanzo di Philip Dick, uno di quei romanzi ambientati nel futuro in cui, un messaggio inviato dal passato, attraverso il tempo, raggiunge il futuro modificando il presente.
E' una storia paradigmatica del mondo che viviamo e che dovrebbe riempirci di gioia e di terrore per il solo fatto di essere stata possibile.

tecnologia, innovazione complessità.

Vi racconto racconto una storia:
la storia di come sono diventato...


... comunista...
... zingaro...
...ebreo...
.... e sopratutto...
... antipatico...
...e prima ero solo...Albanese.

Ecco la storia dall'inizio.

Quando ci si iscrive a Facebook lo si fa con il proprio nome e cognome, si compilano i campi dichiarando il proprio lavoro, la propria situazione sentimentale, i propri Hobby, si inseriscono delle informazioni che, si ritiene, ci possano rappresentare agli altri, al mondo.
Insomma, è un momento delicato, si fa una riflessione su se stessi: si eliminano le cose che non ci piacciono e si aggiungono quelle che ci piacerebbe ci rappresentassero.

Tutto questo viene, ovviamente, fatto con una certa superficialità, tanto la tecnologia è neutra pensa uno.
Si è convinti di essere noi in prima persona a dare delle informazioni alla rete che non farà altro che tenerle li, archiviarle, rimandandole indietro quando noi, o qualcun'altro, le richiederemo per qualche motivo.

mirror
...allo specchio

Invece non è così, la rete (la tecnologia), elabora le informazioni che noi le diamo, le mastica, le digerisce e ce le risputa in faccia dicendoci "Ecco chi sei, ecco chi sei veramente, questo sei stato nel passato, queste sono le scelte che hai fatto e questo è quello che sei diventato!".

Insomma quando Faceebook mi ha chiesto “Qual è la tua citazione preferita”, io, spinto dagli avvenimenti del momento (eravamo poco prima delle scorse elezioni in piena campagna anti rom-romeno-zingaro), c'ho appiccicato questa citazione che vi riporto:

"Prima di tutti vennero a prendere gli zingari, e fui contento perchè rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente perchè non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me, e non c'era nessuno a protestare."

Bertold Brecht

(...e qui si rischia di cadere nel postmodernismo alla Eco, andrebbe fatta una precisazione: il testo sopra, non è affatto di Brecht ma di tal pastore Martin Niemöller (1892-1984) ... andate a leggervi delle sue vicende)

A quel punto mi sono messo a fare degli esperimenti.

Ho provato a scrivere "zingari": sono il primo umano della lista (dopo 3 gruppi del tipo "fuori gli zingari dall'italia").
Ho provato poi con "ebrei" e, anche in questo caso, sono il primo essere umano della lista.
Alla fine, non senza qualche preoccupazione, ho inserito "antipatici"...e che ve lo dico a fare: sono il più antipatico della lista (4-5 milioni di taliani): più antipatico di Giuliano Ferrara, più di Moggi...più di Poulsen e Michael Schumacher.

Nell'immediato, la gioia ha preso il sopravvento: per la prima volta ero un "er più",

...er più comunista...
... er più zingaro...
...er più ebreo...
...er più antipatico.

er più

Ho addirittura pensato di poter essere un possibile candidato alla presidenza del consiglio: una reale alternativa alla proposta politica delle destre.

In fondo ...
loro sono anticomunisti, e io, sono "er più comunista"...
loro hanno sfrattato i nomadi, e io, sono "er più zingaro"...
Berlusconi, vince perchè è simpatico, e io, sono "er più antipatico".

orwell, comunicazione, libri

Poi, l'euforia è passata ed è subentrato il terrore... mi è venuta in mente una frase di Orwell:


"Chi controlla il passato, controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato"


...ma, ho avuto paura di scriverlo.

M@zz

giovedì 6 dicembre 2007

Mi spiego: il "manifesto"

Se Ulisse fosse un  contemporaneo, di cosa si interesserebbe? Cosa leggerebbe? Cosa scriverebbe? Come scriverebbe?

confine

Elogio della distrazione

Bisogna darsi un limite, un ambito, un confine... un argomento va!
Serve un argomento da cui distrarsi "spesso e volentieri".
La distrazione è quella che ci fa percorrere strade nuove e mai battute, è quella che ci fa connettere ambiti e conoscenze che, prima, sembravano distanti.
Secondo questo approccio alla distrazione, il confine, non è il "luogo della fine", ma il "luogo del con", dove i diversi concetti e le diverse idee, si incontrano.
Pensandoci bene, anche per gli stati-nazione si verifica lo stesso fenomeno: i confini sono il luogo della separazione, ma anche il luogo di passaggio (legittimo o illegittimo) di genti, merci, idee.

Il confine. Distrarsi da cosa?
Butto giù un elenco (aperto) di concetti che potrebbero costituire il nucleo della riflessione:

1. Paradigma della complessità;
2. Moderno Vs Postmoderno;
3. Innovazione;
4. Tecnologia;
5. ...

Lo sguardo della "distrazione" è necessariamente strabico, il suo metodo consta nel guardare al futuro, utilizzando il passato.
Per spiegare lo "sguardo strabico", ricorro ad una citazione presa da un libro che mi ha consigliato il mio amico Chicco mentre eravamo seduti a tavola davanti alla buonissima "parmigiana" di sua madre (grazie Chicco!):

"I greci vedevano il futuro come qualcosa che ci arriva alle spalle, mentre il passato si allontana davanti a noi.
A pensarci bene è una metafora più esatta della nostra: come si può guardare al futuro? Si possono solo fare proiezioni dal passato, anche quando il passato dimostra che queste proiezioni sono errate. E come si può veramente dimenticare il passato? Che cos'altro conosciamo?"
(Pirsig R.M. (1981) Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, Adelphi)

Proprio utilizzando questo sguardo "strabico", possiamo trovare nella figura di Ulisse una icona della modernità che, attraverso la "metis", utilizza tutti gli espedienti (póroi) che riesce ad immaginare, per trarsi d'impaccio in ogni genere di difficoltà (aporia).

Nel nome del Blog: Polpi & Volpi...e Imbrogli
Se Ulisse fosse un contemporaneo, di cosa si interesserebbe? Cosa leggerebbe? Cosa scriverebbe? Come scriverebbe?
Vediamo...vediamo cosa dicono Detienne e Vernant.
Ulisse è l'eroe della metis, di quella particolare forma di intelligenza "pratica ed efficace" cui si fa riferimento quando si parla di:
"molteplici abilità utili alla vita, perizia dell'artigiano nel suo mestiere, artifici magici, uso di filtri e di erbe, stratagemmi di guerra, inganni, finzioni, astuzie di ogni genere."

"...l'uomo della metis si mostra, [...], sia più concentrato su un presente di cui nulla gli sfugge, sia più teso verso un avvenire di cui ha in anticipo macchinato i diversi aspetti, sia infine più ricco di esperienza."

Polpi e volpi
trojanhorse

Ulisse è un polpo, Ulisse è una volpe!

Il termine poiki’los, riferito spesso ad Ulisse designa “la trama variegata di un tessuto, lo scintillio di un’arma, il mantello chiazzato di un cerbiatto, il dorso brillante di un serpente”. Chi è poiki’los? Chi è variegato e molteplice? Lo sono alcuni animali, il polpo e la volpe. Ulisse è l’eroe umano più dotato di metis, è detto, infatti, polu’metis (dalle molte astuzie), polu’tropos (dalle molte forme), e polume’chanos (che non manca mai di espedienti) nel senso che “… non manca mai di espedienti, di po’roi, per trarsi d’impaccio da ogni genere di difficoltà, (aporia)”.

Manca...il tempo
Ci sarebbe un problemino: Ulisse non basta.
Al personaggio di Ulisse manca il concetto di “tempo storico”: non poteva avere coscienza del concetto di “progresso”.
Continuando a utilizzare il passato per guardare al futuro, un altro personaggio utile è sicuramente Petrarca.
Nel poema epico, scritto in latino, "Africa", Petrarca, inserisce, per la prima volta nella storia, il concetto di "progresso" contrapponendo l'oscurità del medioevo alla certezza di un luminoso futuro.
Probabilmente noi, uomini del XXI secolo, abbiamo in comune con Petrarca il tormento di vivere in un'epoca di transizione in cui, abbiamo  un linguaggio "vecchio" (per Petrarca era il latino) che siamo ancora obbligati ad utilizzare per descrivere un mondo nuovo.

Adesso c'è tutto...forse!

Libri, librai, librerie, lettori, lettura...

Infine confesso : il blog "Polpi e Volpi", nasce dall'esigenza di trovare persone che mi possano consigliare delle "buone letture"...
... mi sono trasferito da poco e, il mio "libraio di fiducia", non è potuto entrare in valigia con vestiti e biancheria e nemmeno nello scatolone con l'olio, il vino e il pane.
Prima, facevo quindici minuti di passeggiata, arrivavo in libreria, mi sedevo su di un divanetto e cominciava il divertimento:
..."ma se hai letto quello, allora devi leggere anche quell'altro", mi diceva.
"...Giovanni si è appassionato a quell'autore, sa tutto...te lo devo presentare"...mi prometteva.
Tutti discorsi piacevolmente interrotti dal cliente di passaggio che, in ogni caso esponeva la sua opinione e dispensava, a sua volta consigli di lettura e di vita.
Mi piacerebbe che, in questo spazio, si ricreasse quell'atmosfera, si ritrovassero quelle persone (ed altre) e si ricominciasse a parlare di...
...Libri, librai, librerie, lettori, lettura...

 

M@zz

martedì 27 novembre 2007

Libri